Un cast di attori come Mariano Rigillo (Peleo), Paolo Serra (Menelao) e la bravissima Gaia Aprea (Teti) ha accompagnato la protagonista, omonima del titolo dell’opera, affiancandola per bravura e per la preminente incisività all’interno della storia e del suo intreccio.
Andromaca, personaggio femminile altero e drammatico interpretato da Laura Marinoni, dopo la caduta di Troia si ritrova schiava di Ermione (figlia di Menelao ed Elena) e di Neottolemo, suo marito (figlio di Achille e nipote di Peleo). Da quest’ultimo la donna avrà un bambino. La giovane Ermione è, infatti, una “vitella sterile”, come la definisce lo stesso Peleo durante la forte, dura, conversazione con Menelao.
Andromaca ed Ermione sul palco |
Oreste ed Ermione |
Il marito di Ermione, che era lontano da casa quando la giovane voleva porre fine al proprio dolore con la morte di Andromaca e Molosso, non tornerà a casa vivo, non tornerà dal vecchio Peleo se non senza vita: sarà ucciso in un agguato per ordine di Oreste. La follia dei cugini sopraggiunge addolorando la famiglia di Peleo.
A concludere la tragedia sarà l’arrivo scenico della dea Teti, madre di Achille. Ella, con effetto del costume indossato e della luce naturale del teatro, ordina la sepoltura di Neottolemo al vecchio marito. Dopo quest’ultima opera, Peleo potrà tornare da lei e divenire una divinità.
Una tragedia suggestiva per ambiente, storia e personaggi. Una tragedia di spiccato senso artistico. Il sapore del passato è sempre malinconico, privo dell’amaro che contorce il presente. È per questo dolce ed intenso. Nessun peso trasportato è pesante quanto quello che si sta trasportando.
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