di Nicolò Vallone

Proprio il contrasto interno è un tema fondante del libro, il cui nucleo è costituito da un percorso interiore che vede come protagoniste la narratrice interna (il cui nome e cognome conosceremo soltanto nell’ultima riga) e la misteriosa signora Francesca Cognome, presentataci fin dalla prima delle 55 pagine di cui si compone il racconto. Se nella prima parte del racconto la signora Cognome è una sorta di sogno proibito della nostra narratrice, un’aspirante giornalista che ne vorrebbe conoscere la storia per raccontarla, nella seconda parte le si svela a poco a poco, attraverso una serie di quattro incontri nei quali la signora Cognome fa da mentore all’insicura ragazza. Le vicissitudini quotidiane della giovane, specialmente la sua vita sentimentale, da semplice svolgimento della storia si configurano come fonte della visione della vita da parte della ragazza, paradigma di una mente brillante ma ancora acerba. Attraverso l’esposizione dei propri cinque dipinti, la misteriosa signora affronta cinque tematiche basilari per l’essere umano: Fantasia, Ambizione, Amore, Fede e Immortalità. Il rapporto che s’instaura tra la signora Cognome e la ragazza non è un pedantesco maestro-allievo, bensì uno scambio d’idee quasi socratico (se non fosse che le due donne non passeggiano, ma sono ben ferme nella casa della Cognome): in uno stimolante rapporto dialettico, l’osservazione delle tele segna il momento in cui la giovane protagonista mette a nudo le proprie convinzioni e le rivede, le cambia, le consolida. Non potrebbe essere altrimenti, del resto: l’attempata signora Cognome e la giornalista in erba sono emanazione diretta dell’Io della Biondo; nella mente dell’autrice, i suoi dubbi di ventenne trovarono sfogo sia nelle opinioni della narratrice che nelle più solide, ma mai proposte presuntuosamente come Verità, convinzioni della signora Cognome. Il racconto si conclude con la lettura di una breve storia, praticamente un metaracconto, di esotica ambientazione e universale tematica: una vera e propria chicca posta in appendice al breve ma intenso viaggio filosofico della giovane. La parola Fine tuttavia non è mai realmente posta: la conclusione della vicenda scritta lascia ancora spalancata la porta della riflessione e dell’introspezione
La lettura fruisce piacevole: qualche perdonabile pecca di gioventù a livello di “sicilianismi” non guasta lo stile apprezzabile della Biondo. Un po’ arditamente forse, l’autrice si lancia in qualche stacco stilistico: se all’inizio troviamo l’elegante termine “meretrice” per indicare la prostituta, più tardi apprendiamo che l’uomo che sta portando violenza contro la signora Cognome “puzzava di piscio”… ma se vi dicessimo che nella sua ultima fatica letteraria la “maga” J.K. Rowling ha fatto altrettanto?
(le foto della "Colazione Letteraria")