di Nicolò Vallone
Prima ristampa per la
seconda fatica letteraria di Giuseppina Biondo. La giovane scrittrice
siciliana, trasferitasi due anni fa a Milano per studiare Lettere Moderne, è
ormai prossima alla seconda stampa de “I racconti di febbraio”, nuovamente a
cura della casa editrice Libridine. Data la
fortunata e inattesa riuscita della prima pubblicazione, l’autrice ha preferito
lasciare il volume così come nella prima edizione, senza apportare ritocchi.
Sulla sua pagina facebook scrive “Lunedì la prima ristampa de "I racconti
di febbraio". I ringraziamenti vanno alle professoresse e agli amici che
hanno adottato e promosso il testo nelle scuole. Grazie anche agli studenti che
ho incontrato in questi mesi e che mi contattano tutt'oggi. Grazie insomma ai
500-e-più lettori di questo mio secondo libro pubblicato nel 2011 e buona
lettura ai prossimi!”
In questo periodo la
Biondo si sta occupando anche di un progetto portato avanti con una decina di
colleghi universitari: scrivere un grande racconto per ragazzi delle medie, un
capitolo a turno. Promotrice ed impegnata in quest’esperimento letterario
rivolto al pubblico dei più giovani, la scrittrice è tornata ad occuparsi del suo
libro realizzato nel 2011 che, tra i tre che ha finora pubblicato, è quello più
specificatamente per bambini. Ne “I racconti di febbraio” la Biondo ci presenta
la sua immagine ideale dell’infanzia: la qualità più importante di quest’età è
la fantasia, attraverso la quale i bambini osservano la realtà filtrandola con
l’immaginazione. Questa qualità viene celebrata fin dall’introduzione, accorato
invito rivolto ai suoi piccoli lettori affinché leggano: non solo i libri, ma
tutto ciò che li circonda, divenendo registi,
sceneggiatori, scenografi della realtà. La visione che la Biondo ha
dell’infanzia è rappresentata appieno dalla piccola protagonista dell’opera: la
dodicenne Chiara Candido è una sognatrice e ama scrivere; “I racconti di
febbraio” scaturiscono da un misterioso libro che pare essere scritto da lei,
anche se non ricorda nulla. Questo piccolo prodigio è frutto della natura
fantasiosa di Chiara e della curiosità della sorella Carlotta: parlando nel
sonno per una forma di sonnambulismo, la giovanissima protagonista racconta
diverse storie che colpiscono l’immaginario della sorellina, che puntualmente
le annota con fatica fino a scrivere un intero libro. Il sonno, si sa, è il
momento in cui la mente viaggia senza freni inibitori, mostrandoci la sua
natura più profonda senza filtro alcuno: se durante il sonno si raccontano
delle storie, significa che la persona in questione ha in sé connaturato
l’istinto di crearle. Far volare la fantasia è proprio il messaggio finale di
Giuseppina Biondo: persa quella, se ne va una parte di noi.
Si tratta dunque di una
narrazione “a cornice”, secondo una tradizione che in Italia ha visto nel
Decamerone di Boccaccio uno dei più illustri esempi. “I racconti di febbraio”
scritti nel libro di Carlotta e Chiara sono favole di esopiana memoria: il
linguaggio è al contempo semplice e completo, i temi e le ambientazioni spaziano
molto, traspare il fine di ricavare dalle vicende narrate validi insegnamenti
da trasmettere ai giovanissimi destinatari. Considerando poi che le favole sono
al 100% opera di fantasia (già, la fantasia…) della Biondo, chi legge non corre
il rischio di trovarsi davanti a qualcosa di trito e ritrito. Senz’altro una lettura
piacevole e stimolante per i più giovani.
Nicolò Vallone