Senso
di labirinto ci dà nell’immediato la struttura del libro
“Viaggiatori di nuvole” di Giuseppe Lupo, autore e docente
universitario di origini lucane.
Non
un labirinto consueto e squadrato quello mostratoci, bensì un
labirinto casuale e scalzante: i corridoi del giardino macchinoso
della storia sembrano prodursi e materializzarsi nell’istante
stesso in cui protagonisti e cooprotagonisti agiscono.
I
cambi di scena, le fughe, i viaggi, i linguaggi e gli eventi
improvvisi che si susseguono surreali ci disorientano nel labirinto
del Lupo scrittore.
Narratore
legato alla fantasia quanto alla realtà, mi prendo la licenza di
descriverlo dal sorriso d’autore buono in copertina, quanto
rigoroso nelle aule d’esame.
1)
I nomi dei personaggi, l’uso della lingua, tutto gioca
prodigiosamente affinché ogni cosa venga ricordata. Così il nome
di Zosimo Aleppo ritorna alla mente anche dopo la lettura. È
scontato affermare quanto i suoni siano importanti nella narrazione,
piuttosto ci potrebbe dire come nascono in Lei, da dove o attraverso
quale gioco lessicale provengono?
Ciascuno
di noi, a mio parere, possiede una lingua primordiale, una lingua
materna che forse preesiste a quella che impariamo a usare per
convenzione. Qualche decennio fa questa idea era stata affrontata da
Pasolini e prima ancora di lui da Pascoli. Entrambi pensavano a una
lingua pregrammaticale, il dialetto o i suoni di un bimbo. Qualcosa
di simile penso anch'io. Credo in una lingua onirica, che ci viene da
pronunciare quando siamo appena svegli, quando stiamo per passare dal
sonno/sogno alla ragione. Insomma io sento una lingua che mi parla
dentro quando sono distratto dai ricordi o dall'immaginazione e a
questa lingua attribuisco molto credito. Molti dei miei personaggi o
dei nomi di luoghi nascono, proliferano, si moltiplicano in questa
lingua. E sono il frutto di ricordi, echi, proiezioni oniriche e
fantastiche.
![]() |
Giuseppe Lupo |
E'
un romanzo a cui ho cominciato a pensare dal 1997. La storia da
raccontare mi pareva bella già da allora, anche se ancora
incompleta. Tutte le volte in cui mi mettevo al lavoro, però, mi
sentivo non pronto, avvertivo di essere inadeguato. Forse non ero
ancora sufficientemente attrezzato per andare avanti. Per cui
abbandonavo il progetto e scrivevo altro. Due anni fa, quasi come una
sfida, mi sono deciso ad affrontare questa storia. Mi sono detto: o
la va o la spacca. Non potevo continuare a rimandare l'appuntamento
con questo libro. L'averlo aspettato e immaginato per tanti anni,
però, credo abbia dato alla materia il tempo di sedimentarsi bene,
di maturare anche dal punto di vista del linguaggio. Insomma credo
che abbia giovato alla storia non forzare.
3)
Azzardando nella critica letteraria di questo testo, vi si riconosce
l’unione di vari generi letterari, quello fantasy ad esempio,
richiamato dal viaggio e dall’avventura magici e fantasiosi;
insieme ad un genere dal sapore umanistico e cinquecentesco, a
volte, a ritroso, medievale. Il tutto attraverso uno stile e una
narrazione che sembra consacrarlo al gusto da classico italiano. Il
lettore si riscopre giovane per il piacere del viaggio inatteso,
lontano dal tempo e dallo spazio; e adulto nell’apprezzamento
dello stile. Ma quali sono i Suoi modelli letterari? Ci dica se ho
sbagliato interpretazione.
Qualcosa
di vero c'è in quel che dice quando parla di una certa mescolanza di
generi. Mi affascina l'idea che un romanzo non sia soltanto il
racconto di una vicenda, ma che sia anche altro, detto in più forme.
A me piace tutta la letteratura che trasfigura la realtà, non la
copia ma la riscrive, la reinterpreta, la immagina. Ciò significa,
per esempio, che amo gli scrittori visionari: Boiardo, Ariosto,
Cervantes, Faulkner, Marquez, Borges. Pero' amo anche l'epica, dalla
Bibbia fino a Tolstoj, cioè il racconto del tempo e delle epopee.
4)
Zosimo, un Renzo esperto grazie alla voce guida di Van Graan. Questa
un’ipotetica immagine del protagonista. Anche il personaggio
principe di “Viaggiatori di nuvole” è infatti orfano ma, al
contrario del Tramaglino manzoniano, sa che deve entrare nella città
fingendosi “pezente e non mercadante” ed “evita le città
affollate”. È più astuto, più attento. Zosimo
è davvero un Renzo quattro/cinquecentesco che non si fa cogliere
impreparato nonostante l’imbattersi di donne, di personaggi
bizzarri e irrazionali? Durante la stesura Le è capitato di
confrontare il Suo Zosimo con il Renzo della nostra letteratura
(peraltro subito simili sonoricamente nel nome, il primo avente le
lettere iniziali uguali alle ultime del secondo)?
Non
avevo mai pensato a un accostamento tra Zosimo e Renzo, anche perché
esiste uno sfasamento cronologico tra i due. Qualcosa in comune c'è:
sono due giovani in cerca di qualcosa che fornirà a entrambi la
possibilità di diventare adulti, uomini maturi.
5)“Viaggiatori
di nuvole” è il suo quinto libro e, giunta alla quinta domanda,
mi piacerebbe sapere, oltre ai titoli dei precedenti romanzi, quale
tra tutti ha per Lei più valore e quale ha avuto più significato
grazie al pubblico.
Chiedere
a un autore a quale dei suoi libri è più affezionato sarebbe come
chiedere a un padre quale dei suoi figli ama di più. Nessun padre le
risponderà indicandole uno in particolare e forse nessun autore le
risponderà fornendole un titolo. Sono tutti miei figli, i miei
libri, e non c'è uno che consideri più importante rispetto agli
altri. Ognuno ha avuto una sua storia e una sua importanza. Diciamo
però che "L'ultima sposa di Palmira", per il fatto di
essere entrato nel 2011 nella cinquina del Premio Campiello, ha
contribuito notevolmente a farmi conoscere più di quanto non
avessero fatto i precedenti romanzi.
6)
Premi letterari. Ci parlerebbe delle Sue esperienze? Ha sentito
parlare del programma di scrittura Masterpiece che presto andrà in
onda su Rai3? Cosa ne pensa? I
premi sono un gioco, vanno affrontati con un'aria scanzonata e
disincantata. La loro serietà dipende soprattutto dalle giurie e da
una serie di altri fattori. Pochi però sono i premi che fanno
vendere copie e spesso questo fattore deriva più dagli echi e dalle
polemiche che dai meriti e dalla qualità delle opere selezionate. In
ogni caso, cimentarsi non fa male. Tutto ciò che fa circolare titoli
e autori che ben venga. Così come siano i benvenuti i concorsi
(seri) per scoprire talenti.
7) Collaborazioni giornalistiche. Scrive per l’Avvenire e pubblica racconti a puntate su Il Mattino. Quanta importanza dà alle pubblicazioni giornalistiche?
Oltre che su Avvenire e Il Mattino, voglio ricordare che scrivo anche sul domenicale del Sole-24Ore. Considero le collaborazioni con i quotidiani un esercizio estremamente importante: ti dà una dimensione militante, favorisce un contatto diretto con i lettori, ci permette di essere sempre aggiornati. È una maniera di stare in trincea. E poi aiuta a maturare una capacità comunicativa nell'espressione scritta.
7) Collaborazioni giornalistiche. Scrive per l’Avvenire e pubblica racconti a puntate su Il Mattino. Quanta importanza dà alle pubblicazioni giornalistiche?
Oltre che su Avvenire e Il Mattino, voglio ricordare che scrivo anche sul domenicale del Sole-24Ore. Considero le collaborazioni con i quotidiani un esercizio estremamente importante: ti dà una dimensione militante, favorisce un contatto diretto con i lettori, ci permette di essere sempre aggiornati. È una maniera di stare in trincea. E poi aiuta a maturare una capacità comunicativa nell'espressione scritta.
8)
Tornando indietro, a prima dei premi, prima delle pubblicazioni…
Lei come nasce? Qual è stato il Suo evento-svolta? E cosa
privilegia nella vita tra la narrazione e la carriera accademica?
Prima
come lettore, poi come autore nasco grazie a un evento che ha
cambiato la mia (e non solo la mia) vita: il terremoto del 1980,
quello passato alla storia come il terremoto dell'Irpinia. A
quell'epoca vivevo in Lucania, frequentavo l'ultimo anno del liceo e
improvvisamente, in novanta secondi di apocalisse, tutta la civiltà
in cui avevo le radici è sparita dalla faccia della terra.
Circondato da un senso di desolazione e di morte, quell'inverno ho
scoperto i libri, ho capito che potevano riempire il vuoto prodotto
dalla fine di una civiltà e di una memoria. Sono nato come lettore e
poi, quasi automaticamente, come scrittore. Quanto
alla sua seconda domanda, non c'è sovrapposizione o concorrenza tra
il lavoro di scrittore e quello universitario. Sono due strade
parallele, seguono traiettorie e finalità diverse. Non a caso, ho
due tavoli, due computer, due penne... E ci lavoro in giorni diversi,
quasi fosse una forma di sdoppiamento (o di raddoppiamento).
9) Qual è il suo prossimo progetto? Sempre se ci è data la possibilità di saperlo in anteprima.
Sto
costruendo un romanzo a cui penso paradossalmente da prima ancora di
nascere, cioè da sempre. È una storia di cento anni che si ambienta
in una casa, narrata dalla bocca di un uomo che pensa attraverso
mille lingue. Il progetto va maturando ancora, per cui sarebbe
inutile aggiungere di più.
10) La ringrazio per la Sua splendida disponibilità. Le chiedo ora un saluto per i lettori, anche in lucano o come farebbe uno dei suoi personaggi.
Le
rispondo come avrebbe parlato Erasmo Van Graan, che e' il
proprietario della stamperia in cui lavora Zosimo: "Ricordateve
che lo mestiere più belo xe far fantasticulare li huomini".
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