Di
tante interviste concluse a distanza, questa mi risulta tra le più
inaspettatamente appropriate, almeno per il mezzo di comunicazione
utilizzato, il telefono.
Una
donna che è la propria Voce, infatti, bisogna ascoltarla. E allora
se si è distanti, molto impegnate o per una volta nelle comode vesti
casalinghe (eventualità che a noi donne ci fa rigorosamente evitare
Skype), quale altro mezzo potrebbe ridare autenticità ad una
conversazione con il soprano di fama internazionale Desiree
Rancatore? Il telefono insieme al registratore mi ha regalato la
nitidezza del suono necessaria per conoscere questa gentile
eccellenza nazionale.
1)
Cara Desiree Rancatore, in queste settimane è tornata a casa,
esibendosi al Teatro Massimo di Palermo. Ieri l'ultima serata di
questo novembre in cui ha interpretato Violetta, la protagonista
della Traviata, magnifica opera lirica di Giuseppe Verdi
rappresentata per la prima volta nel marzo 1853.
È
stato un successo, un pienone, tanto che non ho fatto in tempo a
trovare un sedile per venirla ad ascoltare nelle sue date. Andrò
stasera ad ascoltare la sua collega Daniela Schillaci. Cosa ha
significato quest'accoglienza straordinaria per lei e in quale città
nasce il suo successo?
Ha
significato moltissimo l'accoglienza del mio pubblico qui a Palermo,
questo debutto in Italia era per me molto importante, quindi avere
questo riscontro è stato veramente bellissimo.
2)
Figlia d'arte, lei è cresciuta in teatro, tra musica e bel canto.
Quando si è resa conto del suo dono e quando ha deciso di
assecondarlo? Infine cosa sarebbe voluta diventare Desiree Rancatore,
se non avesse intrapreso gli studi di lirica?
L'ho
scoperto a quattordici anni, quando ancora studentessa di violino in
conservatorio, partecipai al corso di canto corale che era
obbligatorio e ci fecero studiare la "Petite messe solennelle"
di Rossini. M'innamorai perdutamente del canto! E due anni dopo
cominciai lo studio della tecnica (quattordici anni erano un pò
pochini) con la mia mamma! Avevo anche un'altra passione per la quale
stavo studiando, lo stilismo! Disegnavo abiti e mi piaceva
tantissimo! Ma il canto ha prevalso!
3)
Callas. Credo si tratti del nome più conosciuto di soprano, anche
per i più storti d'arte, tra i più schivi d'orecchio, la Callas è
un nome. È tra i suoi modelli di riferimento? C'è qualcosa nella
voce, nella vita che l'accomuna ad altre grandi icone dell'Opera?
Quello
che può accomunare, credo, tutti noi artisti ai grandi del passato è
lo studio costante, i sacrifici infiniti e le grandi solitudini. E a
volte gli attacchi della critica!
La
Callas è un'icona, un mito per me, la adoro follemente da sempre! Un
vero esempio di come dare emozioni con la propria voce!
4)
So che ogni cantante possiede una propria caratteristica nella voce e
che la bravura non si basa sulle somiglianze, su elementi standard.
Quale crede che sia il suo punto di forza?
Si
dovrebbe NON somigliare a nessuno ed essere particolari come timbro e
modo di porgere i suoni. La mia particolarità credo stia nel timbro
appunto. Le persone che sentono una registrazione anche in radio mi
dicono sempre "questa è Desiree", e questa cosa per un
cantante credo sia fondamentale. Alcuni dei miei punti di forza
posson essere il legato delle frasi cantabili, le agilità, i filati
e i sovracuti che non si assottigliano mai e rimangono dello stesso
volume.
5)
Le trame e gli spartiti dell'opera lirica contengono un dramma, un
qualcosa che, una volta dentro il teatro, tra luci soffuse e i
movimenti dell'orchestra, fa impazzire i sensi. Si piange, si sente
lo stomaco comprimersi da forti emozioni, ci si solleva in qualche
modo. Sono catartiche, ci liberano un pò. Dall'altro lato del
pubblico, sul palco, quando lei va in scena, quali sono le sensazioni
che prova? Cosa la emoziona di più tra l'interpretare il ruolo di
una Violetta, il sapersi osservata e udita da tanti volti e la sua
stessa voce? Certe volte gli scrittori piangono mentre scrivono un
testo: le capita di commuoversi per ciò che la sua voce può?
Le
sensazioni sono innumerevoli. Dall'iniziale emozione (più che umana)
all'immedesimarsi sempre più nel ruolo che stai vivendo. Emoziona
tutto, non c'è una cosa che emoziona di più, l'unione di queste
cose fa sì che le sensazioni siano innumerevoli, qui il tutto è
amplificato dal fatto che canto un ruolo che ho sempre sognato e
aspettato.
Mi
capita spesso di piangere e commuovermi, in scena non riesco a
rimanere fuori, fredda, non sarei io... Devo vivere il personaggio e
la sua voce e trasmettere al pubblico ciò che in prima persona
questo ruolo sta facendo provare a me. Credo sia il segreto per
arrivare al pubblico.
6) Adesso le chiedo qualcosa riguardo il rapporto con i colleghi e la gente. Prima lei ha parlato di grandi solitudini. Ci dica meglio e ci sveli, senza nomi (ci piace il peccato a noi, i peccatori piacciono sempre meno), qualche episodio tra invidie e rivalità o anche un atteggiamento che la irrita da parte dei giornalisti o del pubblico, ma che le è servito da insegnamento o da motivazione?
Siamo
soli sempre nei viaggi, in città che non ci appartengono. Fuori per
le feste, lontani dalla famiglia, soli sul palcoscenico con le nostre
responsabilità e soli quando ci attaccano! Soli. Ma
grazie a Dio esiste la solidarietà fra colleghi e non solo le cose
brutte che si immaginano!
E
quindi ci si fa compagnia
Per le invidie, invece, non
mi piace parlarne onestamente, basti sapere che
esistono, ma non sono la parte predominante dei rapporti con i
colleghi, che son fra le cose più belle di questo mestiere perché
in fondo sappiamo benissimo la vita che facciamo e ci capiamo... Poi
la persona invidiosa, cattiva, ti può capitare in tutti i mondi!
Dei
giornalisti (ovviamente non di tutti) a volte mi irrita la saccenza,
la poca umanità, la verità assoluta sentenziata senza mai aver
calcato un palcoscenico o senza nemmeno sapere cosa significhi
cantare due note di fila... mentre quando fanno critiche costruttive,
con conoscenza di ciò di cui si parla, danno grandi spunti per
migliorarsi e continuare a studiare sulle cose che ancora devon
migliorare.
Il
pubblico è la mia forza, quello che crea il personaggio e lo ama e
fa si che la sua carriera possa diventare importante, certo esistono
anche i detrattori fra questi ma non si può piacere a tutti, non
sarebbe umano!
7)
È stata acclamata anche in Giappone. Qual è la prima differenza che
le viene in mente se pensa all'Opera in Europa e quella in Asia? Mi
racconta qualcosa di quest’esperienza nell’estremo oriente?
In
Giappone vivono l'opera come si poteva vivere in Italia negli anni
'50,'60, con un entusiasmo, una dedizione, un amore infinito che ti
travolge e ti conquista! Io lì sono molto amata, ogni volta che
torno lì mi sento piena di energia grazie a loro ed al loro infinito
affetto e stima, vengono in teatro liberi da preconcetti, pregiudizi
e ti ascoltano per quello che stai facendo in quel momento e cosa hai
voluto trasmettere... Sono meravigliosi! Adoro la loro infinita
civiltà, senso del rispetto e ospitalità, è un popolo dal quale
tutti noi dovremmo imparare qualcosa.
8)
Com'era la Desiree piccola, quella adolescente e quella degli esordi?
Le differenze di ieri e di oggi in fatto di timidezza e
determinazione.
Desiree
piccola era timida, un pò goffetta ma simpatica e piena di vita...
Diciamo che è rimasta un pò così! La vita fa sì che alcuni lati
del tuo carattere evolvano. La mia timidezza sul palco sparisce ma
magari nella vita reale ogni tanto risalta fuori. La determinazione
NON e' mai mancata e negli anni si è solo accentuata! Senza
determinazione non si arriva da nessuna parte!
9)
Mi è sfuggita alla Traviata di questo novembre 2013, come mi sfuggì
due anni fa sempre a Palermo nell'allora interpretazione di Lucia di
Lammermoor. Ma quell'anno non la conoscevo ancora. La Lucia è una
delle mie opere preferite insieme alla Tosca, opera quest’ultima
che ho ascoltato da un altro grande soprano, Maria Josè Siri.
Lei
quale protagonista preferisce tra le appena menzionate e Violetta?
Allora
Tosca non è un ruolo che canto o canterò, ma è una delle mie opere
preferite da ascoltare (amo Puccini). Lucia e Violetta, così diverse
ma in fondo tanto simili... forti e determinate... tutte e due molto
sfortunate e costrette da uomini a fare la loro volontà sacrificando
il loro bene personale... le amo entrambe in maniera diversa, ma le
amo e mi hanno dato tantissimo come persona e come artista.
10)
Felice di poterla enumerare tra le mie interviste, la ringrazio per
la disponibilità. Non mi rimane che chiederle un saluto per i miei
lettori. Ci saluti come farebbe Violetta o come si addice ad un
soprano palermitano di fama internazionale, se preferisce. Noi nel
frattempo Libiam
al suo successo.
Intanto
grazie di parlare di Opera perché di questi tempi il genere ha
bisogno di pubblico nuovo, giovane che s'innamori di quest'arte! E
arrivederci alla prossima opera al teatro Massimo che sarà "La
Fille du regiment" in settembre! Nni
viriemuuuu!
Ne approfitto anche per farvi gli auguri di Buon Natale e buon Anno!
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