Le
10 domande + 1 di Joìne.
Tra mazaresi e
mazzarisazzi.
Silvia Dolores, ottima mazarese, una laurea in ingegneria e animo
creativo. Ma l’avete mai vista cantare?
Io
credo di sì. E il verbo “vedere” non l’ho mica usato impropriamente: Silvia
oltre ad avere il dono della voce, che richiederebbe il participio passato
“ascoltata”, è anche notevole sulla scena, senz’altro carismatica e, come vi
dirà più avanti lei stessa, apparentemente snob.
Fa
parte degli Undo, gruppo musicale
nostrano i cui componenti sto imparando a conoscere uno ad uno e a giudicare molto
bravi, ma che se presi insieme diventano ancor più eccezionali, di forte
impatto emotivo e grande suggestione visiva. Indimenticabile la loro esibizione
lo scorso agosto 2013 che ha accompagnato una mostra fotografica in città. E mi
faccio un attimo aiutare da Italo Calvino per concludere quest’introduzione: Se una notte d’estate una scrittrice ascoltasse gli Undo suonare, la magia circonderebbe
ogni cosa e allora nascerebbero testi musicali solo per loro. E devo dire che
un po’ così è stato.
Adesso,
cari lettori, cliccate su: http://www.youtube.com/watch?v=K7L_Euyvxt4
ditemi
se non vi mettono allegria e curiosità. E buona lettura!
1) Introduci la tua biografia. A che età ti è stato
chiaro cosa volevi diventare? Quando ti sei resa conto di essere diventata la
tua professione? Ti senti, infatti, più rappresentata dal tuo nome o dalla tua
arte?
Sono nata il 27
Aprile del lontano 1987. Cresciuta fino
all’età di 18 anni qui, a Mazara del
Vallo, cullata e amata da una famiglia speciale, mi sono trasferita a Milano
per motivi universitari.
Laureata nel
2012, sono tornata, un po’ spinta dal
desiderio di rivivere un’atmosfera che solo in famiglia si può respirare,
nonché (stranamente) da una buona prospettiva lavorativa.
Ho viaggiato,
sì, ma non come avrei voluto per una irrazionale paura di volare…un po’ in veste di “turista per caso”, un po’ di
“professionista”.
Onestamente non
mi è ancora chiaro chi/cosa voglia diventare: troppe strade mi si aprono ogni
giorno e sempre più complicato diventa seguirle tutte…presumo che prima o poi
ne abbandonerò qualcuna per scegliere la mia (forse)!
In sintesi posso
dirti che sono un ingegnere – sì, sono un ingegnere! Lacrime e sudore per
diventarlo ma – e quello che sto per affermare è parecchio rischioso – lascerei
la carriera per la mia più grande passione: la musica, il canto.
Diciamo che il
razionale e l’irrazionale sono due lati del mio carattere che fanno spesso a
botte! Devo dirti comunque che mi sento assolutamente rappresentata dalla mia
arte: io sono la mia arte!
2) Il tuo percorso studi? Come credi che debba essere
l’istruzione nel tuo campo? Ti piace più l’ordine o il disordine nelle idee e
nei progetti?
Il
mio percorso studi è stato caratterizzato da una indecisione costante. La
bramosia di far tutto e la reale impossibilità di trovarsi in due posti nello
stesso momento mi hanno costretta a prendere quella che poi è stata la mia
strada. Ho
scelto personalmente Milano per il percorso universitario. Nel frattempo ho
frequentato la scuola di canto di Luca Jurman, ho partecipato a una serie di
trasmissioni, concerti e casting che riguardavano il mondo della musica, ho
conosciuto una ragazza koreana (ora mia grande amica) che mi ha introdotto a
nuovi modi di pensiero, e piano piano ho
accumulato esperienze e conoscenze: sono cresciuta. L’istruzione
ha giocato nella mia vita un ruolo ovviamente importante, ma le lezioni
imparate al di fuori dell’ambito universitario si sono rivelate altrettanto (se
non maggiormente) formative. Quando
ho scelto di frequentare il liceo scientifico, la ritenevo quasi una scelta
obbligata; oggi consiglierei ai giovani di optare per un istituto
professionale, soprattutto a chi non vuole/non può procedere con il percorso
universitario. Occorre
non dimenticare che qualunque sia la vostra professione, dovrete sempre
interfacciarvi con un pubblico che potrebbe non essere in grado di comprendere
la teoria e i paroloni, ma che ha bisogno di numeri reali, di preventivi e
tempi certi. Chiedete
concretezza ai vostri insegnanti, a chi ha la “presunzione” di insegnarvi la
vita: non vi fidate e cercate sempre opinioni terze. Il
mio lato da ingegnere ti risponde: assolutamente l’ordine, razionalità,
precisione.Il
mio lato artistico ti dice entrambi. Il detto “impara l’arte e mettila da
parte” si commenta da solo. Bisogna conoscere le regole, per decidere di
interpretarle o, perché no, non seguirle! Il
canto, la musica sono la rappresentazione più mistica della fusione tra tecnica
ed emozione. Sono i piccoli accorgimenti tecnici che fanno avvertire quel
brividino lungo la schiena, eppure non funzionerebbero se nel cuore
dell’interprete non ci fosse passione, caos, quel non so che di inspiegabile
che, talvolta, sfiora e libera anche le anime più inaccessibili.
3) Quali sono i tuoi modelli e cosa credi di avere in
comune con essi?
Prendo come modello di vita la mia famiglia. I miei genitori in primis, e la mia famiglia allargata sono stati esempi di amore, unione e rispetto come credo ne esistano ancora pochi nel mondo. Le mie amiche sono il mio modello di fratellanza. Riccardo Russo, che hai già intervistato, è il mio modello di arte: incarna la devozione, la passione, l’impegno e il rispetto che ogni artista dovrebbe avere verso l’arte che rappresenta.
Prendo come modello di vita la mia famiglia. I miei genitori in primis, e la mia famiglia allargata sono stati esempi di amore, unione e rispetto come credo ne esistano ancora pochi nel mondo. Le mie amiche sono il mio modello di fratellanza. Riccardo Russo, che hai già intervistato, è il mio modello di arte: incarna la devozione, la passione, l’impegno e il rispetto che ogni artista dovrebbe avere verso l’arte che rappresenta.
4) Un uomo o una donna con cui faresti coppia artistica?
Uomo/donna italiani:
Mario Biondi/boh…forse Giorgia.
Uomo straniero:
Steve Wonder.
Donna straniera:
se fossero in vita (Etta James e Whitney Houston), ad oggi adoro Beyonce e Caro
Emerald.
5) Ti senti più un’artista bambina, una ribelle
adolescente o matura?
Conservo l’istintività della me bambina (sono ingenua, curiosa e senza pregiudizi) ma l’esperienza che porto sulle spalle (per quanto breve) ha dato una forte nota di maturità al mio carattere. Non sono mai stata una ribelle, ma sogno di avere i capelli color rosso ferrari!
Conservo l’istintività della me bambina (sono ingenua, curiosa e senza pregiudizi) ma l’esperienza che porto sulle spalle (per quanto breve) ha dato una forte nota di maturità al mio carattere. Non sono mai stata una ribelle, ma sogno di avere i capelli color rosso ferrari!
6) Politica. Cosa pensi debba essere? Quanto partecipi a quella mazarese e cosa si dovrebbe fare per migliorarsi?
Sebbene fino a
qualche anno fa ritenessi che la politica fosse una parte estremamente
marginale della mia vita, ad oggi ho dovuto rivalutare la mia posizione, nonché
il mio diretto interessamento nelle faccende della cosa pubblica.
Non bisogna
dimenticare che anche la politica è un’arte.
La corruzione ha
trasformato il senso civico e di servizio sociale in una semplice occupazione
mossa principalmente da interessi privati.
Il politico di
oggi dovrebbe riacquistare la genuinità tipica dei primi anni del secondo
dopoguerra ed il fervore che caratterizzò quei grandi uomini.
Per esempio,
ritengo che in uno Stato come l’Italia, che voglia ergersi a garante dei
diritti primariamente umani, si dovrebbe concedere maggiore spazio e fiducia
agli immigrati.
7) Una descrizione, una peculiarità, della tua carriera
e della tua persona.
La poliedricità.
Mia mamma l’ha sempre detto…so fare più o meno qualsiasi cosa.
C’è da dire che
sono una “testona”, e in quanto tale non mi piacciono le sconfitte: se inizio
qualcosa, difficilmente non riesco a portarla a termine.
Molto contenuto
ma poca (pochissima) apparenza, e questo, a lungo andare, può non considerarsi
propriamente un pregio.
Sono permalosa,
golosa, istintiva e spesso mi ritrovo in vicoli ciechi da me progettati.
Credo nella
giustizia e lotto sempre affinchè venga affermata.
Ho una scorza
dura, e l’espressività del mio volto inganna parecchio chi non mi conosce;
molti amici mi hanno fatto notare che do un’immagine di me abbastanza snob, ma
non ci credete…ho il cuore grande!
8) Fino a dove si spinge la tua ambizione? Puoi dirci
il tuo prossimo progetto?
Come ben sai
faccio parte di una nota band mazarese, gli UNDO e i miei progetti sono rivolti
quasi totalmente alla crescita del gruppo. Abbiamo appena iniziato un percorso
su YouTube, un progetto abbastanza ambizioso che ci “costringe” a fare le ore
piccole quasi giornalmente, ma che ci regala tante emozioni e tante
soddisfazioni.
Il mio sogno,
come quello di ogni cantante, è di riuscire a vivere solo di musica, di
perpetuare la forza e la tenacia che giorno dopo giorno mi spinge a lavorare e
non fermarmi mai.
Dopo la laurea e
la specialistica in Ingegneria, sto frequentando un corso di Specializzazione
universitario chiamato POLISA, “Politecnico Scientia et Ars”, per approfondire
e credere che il sogno della musica possa diventare una realtà concreta….e,
perché no, remunerativa!
9) Rinunceresti a fare ciò che fai per qualcuno? Se sì,
per chi o per cosa?
Attualmente no:
rinunciare a ciò che faccio significherebbe rinunciare a ciò che sono: la mia
identità andrebbe persa.
10) Porgi ai lettori un saluto che ti caratterizza e
invita il pubblico a conoscerti, motivali qualora ce ne fosse bisogno.
Vorrei
utilizzare questo spazio che mi stai concedendo per parlare ai più giovani. Vorrei
chiedervi di seguire strenuamente i vostri sogni, di accompagnarli e
alimentarli, sempre.
I più grandi
ostacoli per raggiungerli sono dentro di voi. Preferite i rimorsi ai rimpianti,
fate esperienza della vita e imparate a dire di “no”.
Chi dovesse
avere bisogno di un ingegnere/cantante/esperta di miniature in fimo, non esiti
a contattarmi!
11) Cara Silvia, come
ho accennato già nell’introduzione, voi degli Undo fate venire voglia di
ascoltarvi, guardarvi e scrivere testi musicali. E sai bene che ne ho scritti
diversi immaginando che fossero cantati da te e musicati da Riccardo Russo. Prima
che io vada a farmi il caffè, ci facciamo la promessa di andare a Sanremo? Non
so, anche con “In questo mondo di matrimoni combinati”. Se poi non dovessimo
vincere, in cambio vorrò solamente una miniatura in fimo tutta mia, con il
gentile invito a non scrivere più per voi.
Altro che contratti di produzione... i migliori
lavori si stipulano con le interviste!
Eheh, la
miniatura in fimo te la sei guadagnata concedendomi l'onore di questa
intervista! Per Sanremo...beh, sono certa che con un po' di coraggio, la grande
musica del maestro Riccardo e la forza dei tuoi testi, riusciremo a sognare. Il
Festival è di certo un traguardo ambizioso, ma credo possa essere la giusta
strada da intraprendere: puntando al 100 riusciremmo a fare almeno 10, ma è
puntando al 1000 che si raggiunge il 100, no?
(fonte Primapagina Mazara )
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