Le 10 domande + 1 di Joìne.
Riconoscimenti. Non la lode, non il premio, ma il
riconoscersi con le persone. È questo quello che cerchiamo nella vita, lo cerca
un povero in un altro povero, un ricco in un altro ricco, e lo cerca una mente
in un’altra mente. È un po’ quello che è successo tra me e Andrea Bellandi, artista
milanese nato nel 1993, in mostra sino al 6 maggio c.a. presso Desirée
Maquillage, in corso Genova 3. Il suo percorso misto di economia e letteratura,
una certa infaticabilità nelle passioni, l’originalità nella sperimentazione
priva di studi artistici pregressi e non ultime le sue opere hanno creato il
riconoscimento. E quindi è con enorme piacere che vi presento Andrea, in arte
Salahaldin, creatore de “Il Valore dei Minuti”, ancora padre di dieci
calligrammi e di sculture quali “L’uomo Contemporaneo” e “L’uomo Moderno” (vedi
foto).
1) Introduci la tua biografia. A che età ti è stato
chiaro cosa volevi diventare? Quando ti sei reso conto di essere diventato la
tua professione? Ti senti, infatti, più rappresentato dal tuo nome o dalla tua
arte?
Avevo sette anni quando ho scritto la prima poesia, da
allora ne ho scritte a centinaia. Più passava il tempo e più mi convincevo che
quella era la mia strada. Volevo diventare poeta, cristallizzare alcuni momenti
sulla carta, far dimenticare al lettore che stesse leggendo. Poi, l’anno
scorso, la svolta. Capii che avevo bisogno di immediatezza ed universalità
superiori, nacquero così i primi calligrammi. Passai da poeta ad artista in
senso più ampio. Mi resi conto di essere diventato la mia professione quando
non riuscii più a smettere. Era diventata un’attività più da disciplinare che
da ricercare. Io sono la mia arte, essa mi rappresenta più da vicino di
qualunque cosa.
2) Il tuo percorso studi? Come credi che debba essere
l’istruzione nel tuo campo? Ti piace più l’ordine o il disordine nelle idee e
nei progetti?
Ho fatto ragioneria amando
diritto e detestando matematica per poi iscrivermi a linguaggi dei media in
Università.
Penso che debba fornire la
capacità di organizzazione necessaria per valorizzare il proprio lavoro e le
conoscenze adeguate sia in campo artistico che letterario.
Io amo l’ordine. Il caos è soffocante, incostante,
precario e poco produttivo.
3) Quali sono i tuoi modelli e cosa
credi di avere in comune con essi?
Tra gli
affetti, mio nonno, certamente è stato il modello per eccellenza. I sani princìpi,
lo spirito imprenditoriale e la creatività sono un suo retaggio.
Tra i “noti”
penso sia Gandhi il mio modello per eccellenza. Ci accomuna forse l’idea che le
braccia siano più forti dietro la schiena, a sostegno di essa, piuttosto che
addosso agli altri.
4) Un
uomo o una donna con cui faresti coppia artistica?
Assolutamente con Steve McCurry, perché mi ispirano, ma soprattutto mi
emozionano tantissimo le sue foto.
5) Ti
senti più un artista bambino, un ribelle adolescente o maturo?
Mi sento un artista bambino, acerbo, curioso e pronto a tutto. Spero che
questa condizione perduri, perché mi rende umile e produttivo. Pronto ad
imparare.
6) Politica. Cosa pensi debba essere?
Quanto partecipi a quella di Milano e cosa si dovrebbe fare per migliorarsi?
La politica dovrebbe essere un’attività nobile, in cui un individuo si
prodiga per migliorare ciò che lo circonda. Non sono più particolarmente
attento all’attività politica milanese, non come un tempo. Questo perché trovo
che sia distante dalla realtà, sembra essere finita in un’altra dimensione.
Per migliorarci come Paese dovremmo puntare sull’energia rinnovabile, sul
patrimonio artistico e sulla cultura. Un esempio pratico? Prendere una
palazzina abbandonata ed adibirla a spazio artistico.
7) Una descrizione, una peculiarità,
della tua carriera e della tua persona.
Scrivo disegni! Comunico con tutto quello che posso, in balia di quello
che sento e non mi fermo finché non sono soddisfatto di quello che ho fatto.
8) Fino a dove si spinge la tua
ambizione? Puoi dirci il tuo prossimo progetto?
Vorrei essere riconosciuto come artista e vivere di
quello che faccio.
In questo momento mi sto concentrando sul tema della
“I guerra mondiale”, vorrei trasmettere l’orrore creando disagio in chi guarda.
Per questo userò dei materiali molto particolari. Altro non dico.
9) Rinunceresti a fare ciò che fai per
qualcuno? Se sì, per chi o per cosa?
Lo farei solo se
danneggiasse il prossimo, anche se ritengo possa essere fantascientifica.
10) Porgi ai lettori un saluto che ti
caratterizza e invita il pubblico a conoscerti, motivali qualora ce ne fosse
bisogno.
Cari
lettori, ogni uomo nasce con uno scopo ben preciso, il mio è quello di
incantarvi. Davanti ad un computer o ad un quadro in mostra o addirittura in
mezzo alla strada con lo schermo del cellulare. Vorrei possiate dire “sento
qualcosa” perché oggi è diventato veramente difficile averne il tempo. Un
saluto.
11) Caro
Andrea, perché ti senti un plurisignificantista?
Perché uso una pluralità di significanti, da una
tipologia a tre per volta.
Giusto ieri ho fatto un quadro attaccando una scultura ad una tela bruciata e
dipinta, scrivendoci affianco una poesia. È indubbiamente
pluri-significantismo.
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