Intervista di Giuseppina Biondo
Traduzione di Katia Smaldone
Laurel
Holloman è un’artista proprio come piace a me: pittrice, attrice e dal forte
senso e impegno umanitario. La poliedricità nell’arte ingigantisce le persone
che ci ritroviamo davanti nella vita, così finisco con il pensare a questa
intervista-recensione come fosse la pubblicazione di una nuova storia, tale è
l’importanza che le attribuisco.
Negli
anni la Holloman si è dedicata selettivamente al cinema indipendente,
debuttando sul grande schermo a soli ventiquattro anni. Dal 2010 si impegna
totalmente nella pittura, collocandosi lungo la tradizione dell’espressionismo
astratto americano. Il prossimo 12 luglio sarà in mostra presso la Galerie
Joseph di Parigi con una personale.
Adesso,
per ogni collezione che ha esposto, introdurrò due o poco più tele e poi
chiederò alla nostra le inevitabili curiosità.
Dalla
Collezione Tribeca 2011
Signora
Holloman, credo che lei abbia dipinto la tela che avrei voluto dipingere io: “I Walk Alone”. Magari un giorno le spiegherò anche il motivo, ma nel frattempo
devo dire che usa il giallo magnificamente. Nella tela sopracitata il colore risulta
distensivo e bene sposa l’idea della passeggiata solitaria. I colori nel loro
sfumare sino al verde in basso sembrano nell’insieme rappresentare la
pacificazione dei sensi che si coglie nella solitudine, nella riflessione
artistica appartata.
Ci
dice qual è l’origine di questo quadro? E cos’è che non sono riuscita a vedere
e che andrebbe visto in esso?
I
walk alone è l’immagine di due figure che si
allontanano l’una dall’altra ed altre due più piccole, in basso. Ho dipinto
questa tela quando il mio matrimonio era sul punto di finire e credo che quei personaggi
rappresentino la mia famiglia. Tuttavia adesso il dipinto rispecchia un altro
tipo di famiglia poichè io ed il mio ex-marito siamo ormai grandi amici. Sapevo
inoltre che a mettere fine a questa storia sarei stata io ed il dipinto
soltanto poteva darmi la forza necessaria. Ci tenevo molto per il mio compagno
ma non lo amavo più e volevo che le mie bambine vedessero un diverso tipo di
relazione. Ho scelto il giallo perchè la mia decisione di restare da sola era
stata ben pianificata ed il giallo alla fine di tutto si è rivelato avere un
effetto calmante; il verde in basso rappresenta invece la crescita. Oltretutto,
sento che il dipinto parla anche di morte. Si muore da soli ed io quelle figure
le vedo dirigersi verso il paradiso. Quest’ultima parte è stata subito
riconosciuta dal mio patrigno (era un prete).
Ho
recentemente definito il quadro “Orchestral Dominance in Yellow” di Hans
Hofmann come il più goloso che io abbia mai visto, per l’uso che l’autore fa
dei colori. In “Lush” il colore che sporge, l’olio in rilievo, in prospettiva, mi
dà la stessa sensazione. Il colore diviene goloso per la consistenza e le
pennellate brevi, apparentemente tratteggiate. Perché descrivere così il
“rigoglioso”?
Il dipinto ha colori accesi e profondi. Non
si trattava di uniformare i colori, né di contrapporli. Thrive, anche se su una più larga scala, è molto simile.
Dalla Collezione Coeur Libre 2012
“Red
Rain”. Forse si tratta di uno dei suoi quadri più noti, più ricorrenti sul web.
Si sente la forza gravitazionale, lo scroscio che precipita. Ma perché una
pioggia rossa? Come nasce?
In questo dipinto sono
presenti gradazioni sia del colore che della sua consistenza. Ho
volontariamente reso uniformi i colori nella parte alta, li ho poi voluti
mostrare senza che si fondessero, trascinandoli con il pennello. Ciò ha creato
l’effetto della pioggia. Il rosso invece controbilancia gli altri colori.
“Soul
Pocket”. Se da esterna, da estranea alle sue motivazioni artistiche, vedessi
questa tela, affermerei subito che si tratta di un pianeta, un mondo, visto
dall’alto, con tanto di cratere e arie nebulose che si muovono circolarmente.
Ma
dato il titolo, stiamo parlando di un’anima compressa. C’è la dinamica, il
mescolarsi di caratteri e personalità diverse, contrastanti, che l’uomo spesso
possiede.
Dunque
è un’anima complessa e in subbuglio quella rappresentata? La sua anima è
altrettanto descrivibile? Anche qui ci racconti qualcosa di questa tela…
Sostanzialmente
si tratta di due dipinti in uno. Il primo ha una base in resina e riprende
molto la tecnica del “dripping” tipica dello stile di Paul Jenkins. Nella fase
successiva ho aggiunto i colori oro e argento strofinandoli con la mano. Qui si
parla davvero dell’arte come anima. Io posso vederci un universo pieno di
piccole anime illuminate. Ho usato dei LED per creare un effetto di controluce
sull’intera opera. Simboleggia inoltre il legame tra arte e denaro. Spesso
l’uomo ricco inizia a sentire di non possedere un’anima e cerca perciò
nell’arte il modo per riempire quel vuoto. L’arte è come una piuma di pavone
per l’alta società. L’argento rappresenta il denaro, la parte inferiore (la più
colorata) è l’anima; ed in qualche modo entrambe dipendono l’una dall’altra. Credo
che ciò voglia dire che tutto il denaro del mondo non può fare la felicità
dell’uomo. I soldi non possono darti la spiritualità, la compassione nè
arricchire la tua anima, non possono comprarti l’amore né l’amicizia.
“Escape”.
Non posso non scrivere di questa sua tela, amo le fughe. Però non riesco a
vederlo qui, lo slancio libero dell’evasione. Il dipinto è anche abbastanza piccolo
di dimensione rispetto a tante altre sue opere. Come mai la fuga, la corsa tutta
interiore, la descrive con tale forma? Tra le sue tele, quella che mi pare
rappresentare una fuga è piuttosto “Coeur Libre”… in quel bianco c’è il
richiamo di un tuffo precipitoso. Mi dica lei.
Escape raffigura quel posto nella tua mente in
cui sei libero dai problemi. Quando lo osservo mi sembra di guardarlo in
un’ottica cellulare, d’altronde mi capita spesso di pensare in termini
scientifici o legati alla biologia. Trovo affascinanti gli aspetti organici
dei processi di divisione cellulare. Il dipinto sembra rappresentare
simbolicamente una fuga. Coeur Libre è
la libertà di essere ciò che si vuole. Per me era abbandonare una carriera e
mettere fine ad un matrimonio che non mi faceva più essere felice.
Dalla Collezione Free Falling 2012
Ok,
vorrei scrivere di quasi tutte le sue opere ma devo necessariamente fare una
selezione ed è difficile. Dunque…
“Swelling
Rage”. Rabbia, collera crescente. Qui mi verrebbe da chiederle chi l’ha fatta
arrabbiare, ma non lo faccio, so che difficilmente potrebbe rispondermi. Il
giallo spesso l’ho associato alla vendetta e vedo che qualche striscia di
giallo è presente; ma la rabbia per me sarebbe stata una nebbia, un bianco, un
grigio che cala: l’ira annebbia la vista. Eppure lei l’ha rappresentata con
tali colori accesi, forti, che coprono, che invadono il sereno blu-lilla sullo
sfondo. Si tratta davvero della serenità aggredita dal forte sentimento della
rabbia? Ci spiega il perché di questi colori?
Swelling Rage è liberamente ispirato ad una
canzone chiamata White Blank Page dei Mumford and Sons. Non ero realmente
arrabbiata quando l’ho dipinto, ho semplicemente usato la canzone come mezzo
per affrontare l’opera. Volevo vedere l’aspetto che avrebbe avuto la rabbia
nella sua forma astratta. Il dipinto è stato ripreso in più mesi e sono stati
creati molti strati insieme a colori più chiari nel basso così da far sembrare
che qualcosa stesse affiorando. Forse non ero a conoscenza della rabbia che
possedevo o semplicemente me ne ero liberata in qualche modo. Davvero non so
dirlo. Forse non volevo così esplicitamente capirlo o spiegarlo. Per questo
motivo io dipingo...per non dover spiegare ed analizzare tutto.
“Free
Falling” dà il nome alla collezione. Accostando il titolo all’opera è subito
chiara la rappresentazione. È questa la tela della collezione che preferisce?
No, di questa
collezione preferisco Quiet Alpha Male.
“Thrive”
(350x200 cm), altra sua opera nota, in italiano traducibile con i verbi prosperare e rifiorire. Esprime l’intensità del risveglio, la dissolvenza del
sonno-sogno. Mi sbaglio?
Hai
perfettamente ragione!! Rappresenta la crescita sia personale che
professionale. Oltretutto adoro il suono della parola.
Dalla Collezione All the World Inside 2013
Sempre
più complicato scegliere alcune opere per farne il nostro oggetto di conversazione,
soprattutto per un cambio di stile che rende diverse tutte le sue tele dalle
precedenti.
In
“All the World Inside” si recepisce la forza della natura e sembra distinguersi
un paesaggio: monti senz’altro e un cielo luminoso al centro, sempre più cupo
verso l’alto. Si avverte un qualcosa che in qualche modo ingloba. È
impressionante. C’è qualcosa di apocalittico e qualcosa di accogliente, caldo,
allo stesso tempo. Forse è il caso che sia lei a spiegarci questa sua opera.
È un’opera per
me molto importante. In qualche modo rappresenta il potere della terra. Noi
siamo qui sulla terra ma ci restiamo per un tempo davvero breve. Sentivo anche
che doveva essere interpretata individualmente, ad esempio alcune persone vi
vedono un vulcano.
“Inevitable
Fault Line”. Come ha fatto a ricreare questa luce? C’è l’abbaglio della lama di
una spada, la luminosità del ghiaccio, il riverbero delle stelle. Si avvicina a
cosa e al come una persona miope vedrebbe, senza occhiali, un bracciale di
pietre preziose.
Una
lucentezza simile è presente in “The Weight of Water” e in “Upstream”: in tutte
e tre le tele è l’azzurro che crea l’effetto descritto. Ci dia qualche
insegnamento.
I temi di questo
dipinto sono due. Io vivo in California e tutti viviamo su delle linee di
faglia; il che è particolarmente stressante, per chi ha vissuto un terremoto.
Simboleggia inoltre la potenziale rottura di qualsiasi relazione, non solo
amorosa ma anche di un’amicizia.
Amo il blu e credo che
con esso si possano creare infinite riproduzioni di acque diverse. Sono
ossessionata dall’acqua e dal dover essere vicina all’oceano. Vivo accanto ad
una spiaggia a Venice, in California. Credo che l’acqua abbia un potere
purificante per l’anima. Insieme a Swell,
presente nella Biennale di Venezia 2013, questi dipinti rappresentano anche il
carattere turbolento ed imprevedibile nonché calmante e riposante dell’acqua.
“The
Silver Lining” (430x338cm). A mio avviso qui è rappresentata la femminilità. Se
dovessi dipingere una donna, probabilmente cercherei di imitare questa sua
tela. Splendida opera, pulita, delicata e riposante allo sguardo. Sì, più la
osservo, più mi convinco che al centro ci sia una donna e che lo sfondo sia la
parte-maschiaccio che, chi più chi meno, un po’ tutte abbiamo.
Quanto
fuori tema sono andata questa volta? Ci parli lei della tela e del suo
significato.
Il mio intento era di
creare un’opera che si contrapponesse a Quiet
Alpha Male. The Silver Lining è
più delicata e sfuggente, che per me vuol dire anche più femminile. Il colore
sullo sfondo era un modo per dare l’idea di qualcosa che galleggiasse. Entrambi
i dipinti sono ispirati a Paul Klee, maestro del simbolismo. Cercavo di fare in
modo che ognuna delle due opere potesse simboleggiare rispettivamente il lato
maschile e femminile, ma anche mostrare come dentro di noi siano presenti
entrambi. Volevo che possedessero un taglio più organico rispetto ad altri
dipinti del simbolismo che avevo visto precedentemente. Ritorna qui il tema della
divisione cellulare o riproduzione.
E
infine “The Velocity of Dreaming”. C’è qualcosa di titanico, mitologico in
questa rappresentazione. Un gusto per le leggende e le divinità. Il potere
trascinante e trascinatore dei sogni. Eccolo. Il tumulto del sogno, la continua
sua spinta, la volontà intima e a volte sovraintenzionale (chi può talvolta
frenare i sogni?). Se si hanno dei sogni, così come rappresentati da lei,
signora Holloman, dubito che si possano bloccare. Anche questa volta le chiedo
di raccontarci un particolare dell’opera e del senso che lei attribuisce.
Credo che questo
dipinto simboleggi i nostri pensieri e credo sinceramente che noi siamo in
grado di manifestare il nostro destino, felice o triste che sia. I pensieri
occupano tanto spazio nella nostra mente. Possiamo decidere di sognare qualcosa
di irraggiungibile o possiamo anche autodistruggerci. Ho usato il termine
“velocity” per il movimento che vedo nel dipinto. Volevo mostrare come un
pensiero può diventare un’ossessione e crescere vertiginosamente andando fuori
controllo. In un certo qual modo il comportamento ossessivo può giovare nel
contesto lavorativo ma in altri casi può essere dannoso. Volevo soltanto che il
quadro descrivesse la velocità ed ho scelto il cielo come ambientazione poichè
è verso esso che indirizziamo costantemente lo sguardo quando vogliamo
raccogliere i nostri pensieri e i nostri sogni.
Quando
e dove si terrà la sua prossima mostra? Ha già in programma qualcosa per il
2014 in Europa? E in Italia?
Il 12 luglio sarò a
Parigi e sono stata recentemente invitata alla Biennale di arte contemporanea a
Buenos Aires, in Argentina, per Ottobre.
A
quale opera sta lavorando? C’è un quadro che sta dipingendo e che vorrebbe
anticiparci anche con una breve descrizione?
Di solito lavoro con più dipinti, dai
cinque ai sette alla volta. Il mio ultimo lavoro è più piccolo dei murali e
risente in parte dell’influenza di Fernando Zobel. È più delicato e più
uniforme con dei lavori di pennello molto più precisi dei larghi murali.
Ho
visto qualche video mentre lei dipinge e trovo affascinante il suo modo di
creare l’effetto del colore. Certe volte ho creduto che lei recitasse con i colori
la sua stessa anima. Quando dipinge lei cosa prova? C’è qualcosa che unisce
pittura e recitazione?
Per me la pittura ha
davvero molto poco a che fare con il mio passato da attrice (un mondo che ormai
non mi stimola più). Semplicemente si tratta di un muscolo creativo separato.
Immagino
ci siano momenti in cui ci si ferma e non si riesce a continuare. È così? E se
succede, quando succede, lei come reagisce?
Non mi sforzo di
dipingere, se sono davvero bloccata. So che andrebbe a mio discapito.
Recentemente
al Palazzo Reale di Milano sono stati in mostra “Pollock e gli Irascibili”. Ho
visto qualcosa di Rothko e Barnett Newman in alcune sue opere, ma non voglio
paragonarla ad altri artisti, spesso si giunge a conclusioni simili attraverso
strade diverse. Vorrei però sapere da dove si muove lei: ci sono artisti che le
sono stati di ispirazione? Da dove parte la sua creazione?
Quanto
studio, quanta tecnica, e quanto della sensibilità di una persona rende
un’opera buona?
Di solito sono ispirata
dalle foto che faccio. Credo che qualsiasi cosa possa aiutare a creare un
dipinto. A volte, se resti emotivamente connesso e non sovradipingi, l’assenza
di tecnica può beneficiarti in termini di astrattismo.
Sin
da giovanissima intreccia pittura e recitazione. A soli 24 anni è protagonista nel
film “Due ragazze innamorate”. Io li ho appena compiuti 24 anni e la sua
carriera mi fa sentire in forte difetto!!
Ha
inoltre recitato con altri grandissimi attori, per citarne alcuni basti
nominare Jennifer Beals, Julianne Moore, Mark Harmon e Burt Young.
È
formidabile ed io sto per farle una domanda scontatissima: non le manca il
cinema?
Mi sono divertita
quando facevo l’attrice ma davvero non ne sento la mancanza. Voglio arrivare ai
miei novant’anni e restare una persona creativa, e di donne più anziane che
lavorano regolarmente ne vedo davvero poche. Inoltre posso dipingere o fare
qualunque cosa senza dover avere bisogno di un gruppo di persone: per fare film
e per la televisione invece sono necessarie. Ed è stato questo che mi ha
principalmente spinto a lasciare quel mondo. La scelta di essere creativa ogni
giorno, da sola, nel mio studio è semplicemente più gratificante.
No, mi sono rattristata
un po’ quando ho scoperto che non mi mancava. Era diventato un modo per pagarmi
il mutuo e sapevo che non poteva essere qualcosa di
interessante per me.
Sono
passati dieci anni dall’episodio pilota di “The L Word”. Nel 2005 lei riceve il
“Golden Satellite Award" come
miglior attrice nella sezione Serie Televisive Drammatiche.
In
Italia è conosciuta come attrice più di quanto non pensi. Interpretando Tina
Kennard, rappresenta un po’ il Derek Sheppard delle donne omosessuali. La sua
carriera di attrice crede che sia così ingombrante per quella da pittrice?
Dopotutto ciò che ha fatto la rende un’artista più completa, complessa.
Non posso annullare
tutto quello che è stata la mia carriera, posso soltanto andare avanti, ed è
quello che ho fatto. La Biennale di Venezia è stata molto stimolante: a nessuno
lì importava del mio passato da attrice, ero semplicemente parte di
un’esposizione di gruppo e mi sono piaciuti davvero molto gli artisti con i
quali ho partecipato.
Impegno
umanitario. Ci parli dei progetti che ha portato avanti, quelli che ha
sostenuto e quelli che vorrebbe sostenere. Credo che amare sia saper combattere
per una causa che non sia nostra e lei sembra farlo.
Ho raccolto fondi per Medici
Senza Frontiera ed Emergency. Apprezzo davvero ciò che Gino Strada ha fatto per
Emergency e mi sono sentita onorata di averlo avuto all’apertura della mia Free Falling. Abbiamo raccolto
un’ingente somma per la realizzazione di operazioni al cuore in Sudan.
Sa,
signora Holloman, il primo racconto che ho pubblicato è la storia di una
studentessa al terzo anno di Lettere moderne incuriosita da una donna di
diversa nazionalità che si scopre essere una pittrice. Le tele di quest’ultima hanno
tuttavia qualcosa di magico e misterioso: ogni persona che le guarda, in esse
vede qualcosa di diverso. Sono tele bianche dietro le quali vi è inciso un
titolo, un grande tema della vita. E così ogni persona vede rappresentazioni e
significati diversi. Credo che effettivamente sia questo il bello dell’arte
della pittura: la pluralità del senso, del significato. Come vede abbiamo fatto
lo stesso gioco.
Inoltre
il racconto è stato pubblicato nel 2010, anno in cui lei ha deciso di dedicarsi
esclusivamente alla pittura. Se penso a tutte le coincidenze di date e numeri
che si susseguono in questa intervista, mi viene da pensare che il Caso sia un
matematico davvero romantico.
Giunta
alla fine di questa intervista devo ripetermi perché, come ho scritto sopra,
essa ha per me lo stesso valore della pubblicazione di un libro. La ringrazio
per la disponibilità e le chiedo un saluto per i lettori.
Grazie a tutti per il
supporto.
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