L'altra
sera ho pianto.
Ho
pianto perché Oriana Fallaci è morta.
È
morta otto anni fa,
e
ho pianto solo l'altra sera,
perché
non ci si dà pace
per
la morte dei poeti recenti.
L'altra
sera ho pianto.
Oriana
Fallaci è morta.
È
morta otto anni fa,
dieci
mesi trascorsi da Un Uomo,
l'eroe,
il poeta, la lettura, la verità,
la
corsa, la ricerca, la lotta, l’amore,
la
poesia, la vicenda, la cronaca, l’epica.
Ho
pianto solo l'altra sera,
perché
non ci si dà pace
per
la morte dei poeti recenti.
Così
vicina, così imprendibile,
così
vicina e, per così poco!, inafferrabile…
Otto
anni, Oriana, che non ci sei.
La
morte dei poeti recenti
non
matura presto
nei
poeti nuovi
che
hanno bisogno di voi,
che
vi vogliono parlare,
che
vogliono ereditare,
capire,
confrontare, celebrare,
riconoscere,
l’anelito
ispirato.
«
Dove sei, Oriana?! »
Non
mi dò pace.
Piango
come da bambina.
Piango,
non posso parlarti.
Piango,
non potrai conoscermi.
Piango,
non leggerò di te nulla di nuovo.
Piango,
non leggerai di me nulla.
Forse
che i tuoi occhi mi avrebbero messa a disagio?
Certo
che lo avrebbero fatto!
Ma
volevo il confronto!
Forse
che mi avresti giudicata male?
Certo,
ci saremmo anche scontrate,
ma
dovevi sapermi!
Che
non mi abbia letta Whitman: pazienza!
Che
non mi abbia letta la Austen: pazienza!
Che
non mi abbia letta Saffo: pazienza!
Ma
tu! Non mi dò pace!
Che
arrossisco a fare con la gente,
se
non posso arrossire di fronte ad una madre letteraria?
Che
mi agito con la gente, di che parlo?
A
te vanno le riscoperte e le mie conversioni.
(14
settembre 2014, Milano)